sabato 18 dicembre 2010

Venerdi 17, 2010. Firenze

In un periodo in cui gran parte delle mie letture si concentra su aspetti sociali ed economici legati al post-crisi, arriva venerdi 17 con allegato 30 cm di neve. E ciò mi crea tanti link con letture di Bauman, Latouche, Rampini, Eco, Levitt.
Ed io ho visto cose belle, molto belle in questo venerdi 17 a Firenze!
Innanzitutto alle 16 ero già praticamente il solo in ufficio, quasi tutti se ne erano già andati via prima e pare che il mondo sia ancora lo stesso prima. Ne conseguo: se ognuno lavorasse 35 ore (anzichè 40, anzichè tanti straordinari) ci sarebbe circa il 10% di posti di lavoro in più, naturalmente a scapito del salario singolo; a livello medio il livello salariale salirebbe data la minore incidenza dei salari a quota 0. Inoltre si registrerebbero: maggiori entrate fiscali, maggiore spinta ai consumi e minore spesa pubblica (sussidi, CIG, ecc.).
Alle ore 17 arrivo in stazione Rifredi: stazione piccola ma iper-trafficata e quindi affollata. Sottopassaggio occluso e straboccante, banchine infrequentabili, pochi treni circolanti e pieni come uova! Ne conseguo: lo Stato non ha più soldi nè interesse ad investire in infrastrutture di prima necessità per i cittadini, si limita quindi a fornire il servizio minimo indispensabile; naturale che in condizioni di emergenza salti tutto. Ferrovie dello Stato ormai ha completamente abbandonato ogni interesse verso i normali viaggiatori regionali, relegandoli sempre in ultima posizione in qualunque tipo di decisione, lasciando sempre la priorità ai treni Eurostars, che assicurano grande ritorno economico, a differenza dei treni dei pendolari. Inoltre era totalmente assente la comunicazione e l'informazione; i pochi macchinisti o capi-treno venivano presi d'assalto sebbene incolpevoli e inconsapevoli.
Alle ore 17:30 capisco che è inutile sostare in stazione e mi incammino verso la stazione centrale di Santa Maria Novella. Come me, fanno altre centinaia di persone che, camminando sotto la neve, sfilano e sorpassano tutte le auto ferme nella loro inutilità in colonna. Ne consegue: come dice Umberto Eco, la civiltà va a passo di gambero, il progresso è ancora una volta stato sorpassato dalla semplicità naturale. 
Alle ore 18:15 arrivo alla stazione di SMN: centinaia di persone ferme ad aspettare, prive di informazioni e inconsapevoli se sarebbero tornati a casa oppure no. Tuttavia, sebbene il disappunto sia forte, si capisce che la circostanza è straordinaria e nessuno eccede in lamenti e proteste; tutti si aiutano a vicenda, si scambiano informazioni e notizie (dato anche il mancato funzionamento dei cellulari) e si diffonde una certa solidarietà, che infonde tranquillità, sebbene mista a rassegnazione, e serenità. Io sono pendolare ormai da 7 anni e conosco come funziona: appena viene diffuso il ritardo di un treno, la gente sbuffa, tutti si mettono al cellulare, chi si mette le cuffie dell'iPod, tutti chiusi dentro se stessi. Ma venerdi 17 2010 questo non è successo: i cellulari non funzionavano e ognuno aveva bisogno di informazioni per tornare a casa, cosicchè "ci si è parlati" (cosa strana nel nostro tempo). Saliti sul treno, abbiamo aspettato circa 2 ore prima  della partenza, ma nessuno si è troppo lamentato platealmente, nonostante l'affollamento da sardine. Anzi, molti erano gli scherzi e le risate che si diffondevano.
Tirando le somme: questa neve mi fa sperare in un mondo in cui si torni a camminare, anzichè correre in auto, in cui si parla con il vicino (a cellulari spenti) ed è impossibile andare a fare la spesa al centro commerciale in periferia. Un mondo in cui si lavora di meno, ma si passa più tempo con gli altri, il che ci rende più sereni, felici e capaci di superare le difficoltà, perchè sappiamo che abbiamo tante persone vicine.
In fondo è il mondo di 50 anni fa.

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